Teresa ripercorre in lingua sassarese la sua carriera lavorativa negli uffici comunali di Sassari. Seppur non sia stata una scelta cosciente, Teresa non ha avuto figli, così come diversi altri membri della sua famiglia. La sua priorità è stata l’indipendenza. Oggi Teresa guarda con preoccupazione alla mancanza di uno stato sociale che ponga al centro dell’attenzione l’infanzia.

Questa testimonianza è stata raccolta all'interno del progetto "ANNOTU - Lingua sarda come lingua materna" con il contributo della Presidenza del Consiglio regionale della Sardegna (Avviso 2024).

Trascrizione italiano sassarese

TERESA: "Sono Teresa Soro. Puru si no soggu di Sassari, lu sassaresu lu fabeddu, acchì soggu inogghi da candu abìa un annu e mezzu.
Eu soggu accudidda inogghi da la Barbagia, con babbu e mamma mea che erani andendi nel Lazio, però zi semmu fimmaddi inogghi. E inogghi aggiu avuddu la pussibiridai di andà a ischora, di andà all’ universidai e di isthudià cumenti mamma ha sempri disizzaddu.
In chistha ziddai aggiu trabagliaddu i lu comune tutta la vidda, lu comune di Sassari. E mi soggu acciappadda bè: aggiu fattu un beddu trabagliu, aggiu sempri avuddu una certha abiridài pratica, di uffiziu. Era un bè ipizializzadda, acchì eu primma di entrà i lu comune di Sassari aggiu fattu la segretaria comunale in Ottana, acchì m’abia pigliaddu la patentinu di segretaria comunale, in cantu dabboi di la laurea chi aggiu pigliaddu, abìa vintu una borsa di studio e aggiu frequentaddu l’ischora civili di lu Ministero degli Interni. E dunca aggiu avuddu puru chistha pussibiridài. Lu trabagliu no m’ha certhamente impididdu di farmi una famiria, d’avè figliori, ma no l’aggiu mai zirchaddi appositamente.
Forsi no mi n’affuttia assai, acchì in casa, da candu era minori, v’abìa tre nibotareddi, chi pa me basthavani e vi n’era finz’e troppu. Quindi no aggiu avuddu ghisthu desideriu, ghistha gana di divintà mamma.
Però no è isthaddu lu trabagliu chi mi l’ha impididdu… Dimmu chi è capitaddu gussì, ecco. Non l’aggiu ne zirchaddu, ni vuruddu, ma è capitaddu.
Certhu, oggi, farsi figliori e farsi la carriera e trabaglià è diffiziri. È diffiziri acchì, dì d’oggi, no si dazzi a li mammi a li famiri abbasthanza susthentu pa pudè mandà li pizzinni a li nidi, in calchi loggu ipizializzaddu chi li pizzinni pòssiani istha bè, criscì cu armonia e cu educazioni. E di ghisthu la suzziaddai si ni po’ pintì, acchì oggi più che mai avemmu bisognu di isthruzioni, di bona educazioni, di educazioni civica e di tanti cosi beddi pa li pizzinni. Parò li pizzinni d’oggi so anchora traschuraddi, no so anchora lu foggu, no so ancora i l’attinzioni di li manni. Li manni pensani solu a eddi, no pensani a li criadduri.
No pensani chi li criadduri debin’assè l’amministhratori di dumani, li capi chi guvernaranni tutta la ziddai e tutta la nazioni un dumani.
Chisthu è un aspettu chi è un bè traschuraddu da li manni.
E si vi pinsemmu, vi so’ gli isthruttori chi si occupani di li pizzinni, parò costhani, costhani troppi dinà e no vi pon’annà tutti li pizzinni. Oggi, pagà la retta di un asilo nido costha cantu pigliassi un mutuo pa cumparassi una casa. È veramente troppo caro. È una ìpesa chi è troppu altha. No è susthenibili da tutti, però tutti avemmu bisognu di pizzinni ben educaddi, ben isthruiddi e ben avviaddi. Tutti n’avemmu bisognu.
Eu no mi lamentu acchì no aggiu figliori, bastha abbaiddà la famiria mea chi è fatta tutta di genti che no sé ni cuiubadda e no ha avuddu figliori. Più pogghi so isthaddi chi si so cuiubaddi e chi s’hani fattu una famiria.
In casa mea, per esempiu, v’è solu me suredda chi s’ha fattu figliori. Me suredda e me fraddeddu: l’althru me fraddeddu nudda, eu nudda e cussì è andadda. V’aggiu tanti fradiri primi chi no si so cuiubaddi e chi no v’hani figliori.
Pa noi no è isthadda una priorità chìssa di fazzi li figliori. Pa noi è sempre isthadda una priorità chissa d’assè indipendenti, di trabaglià e d’assè libari di godè di la vidda. Di fa ghissu chi zi piazzia di più, insomma."

Traduzione in italiano

TERESA: "Sono Teresa Soro. Anche se non sono di Sassari, parlo il sassarese, perché sono qui da quando avevo un anno e mezzo.
Io sono arrivata qui dalla Barbagia, con mio padre e mia madre che stavano andando in Lazio. Però ci siamo fermati qui. E qui ho avuto la possibilità di andare a scuola, di andare all’università e di studiare come mia madre ha sempre desiderato.
In questa città ho lavorato al Comune per tutta la vita, il comune di Sassari. E mi sono trovata bene: ho fatto un bel lavoro, ho sempre avuto una certa pratica dell’ufficio. Ero molto specializzata, perché prima di entrare al Comune di Sassari avevo fatto la segretaria comunale a Ottana, dato che avevo il patentino di segretaria comunale in quanto, dopo la laurea, ho vinto una borsa di studio e ho frequentato la scuola civile del Ministero degli Interni. E dunque ho avuto anche questa possibilità.
Il lavoro non mi ha certamente impedito di farmi una famiglia, di fare figli, ma non li ho mai cercati appositamente. Forse non me ne fregava molto, perché in casa, quando ero piccola c’erano tre nipotini che per me bastavano e avanzavano. Quindi non ho mai avuto questo desiderio, questa voglia di diventare mamma. Però non è stato il lavoro che me l’ha impedito. Diciamo che è capitato così, ecco. Non l’ho cercato né voluto, è capitato.
Certo, oggi avere figli, avere una carriera e lavorare è difficile. È difficile perché non si dà alle mamme e alle famiglie abbastanza sostegno per poter mandare i bambini al nido, in qualche posto specializzato dove i piccoli possano crescere, star bene, in armonia ed educazione. E di questo la società si deve vergognare, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di istruzione, di buona educazione, di educazione civica e di tante cose belle per i bambini. Però i bambini oggi sono ancora trascurati, non sono ancora il centro dell’attenzione degli adulti. Gli adulti pensano solo a loro stessi. Non pensano che i bambini saranno gli amministratori del domani, i capi che governeranno la città e la nazione. Questo è un aspetto molto trascurato dagli adulti. E se ci pensiamo bene, ci sono i professionisti che si occupano dei bambini, però costano, costano troppi soldi e non possono andarci tutti i bambini. Oggi pagare la retta di un asilo costa quanto la rata del mutuo per la casa: una spesa troppo alta, che non è sostenibile da tutti. Però tutti abbiamo bisogno di bambini ben educati, istruiti e ben avviati. Tutti ne abbiamo bisogno.
Io non mi lamento perché non ho figli. Basta guardare alla mia famiglia, fatta di gente che non si è sposata e non ha avuto figli: son stati pochi quelli che l’hanno fatto. In casa mia, per esempio, solo mia sorella ha avuto figli. Mia sorella e mio fratello: l’altro mio fratello e io no, e così è andata. Ho tanti cugini che non hanno figli e non si sono sposati. Per noi non è stata una priorità quella di fare figli. Per noi la priorità è stata sempre quella di essere indipendenti, di lavorare e di essere liberi e di godersi la vita. Di fare ciò che ci piaceva, insomma."

Traduzione in inglese

TERESA: "I'm Teresa Soro. Even if I am not from Sassari, I speak Sassarese language, because I've been here since I was a year and a half.
I came here from Barbagia, with my father and my mother who were moving to Lazio. But we stopped there.
And here I had the opportunity to go to school, to go to university and to study like my mother has always wanted.
In this town, I worked for the council for a lifetime, the Sassari council. And it was good: I did a good job, I've always had some office practice. I was very specialized, because before starting to work at Sassari council I had been a municipal secretary in Ottana, since I took a diploma for municipal secretary. After graduation, I won a scholarship and I went to the state school of the Ministry of Home affairs. And so I had that chance as well.
The job certainly didn't stop me to start a family, to have children, but I never looked for them on purpose. Maybe I didn't care much, because at home, when I was little there were three grandchildren that for me were more than enough. So, I never had that desire, the desire to become a mother. But it wasn't work that kept me from it. Let's say, that's how it went. I didn't look for it or want it, it just happened.
Of course, today having children, having a career and working is difficult. It is difficult because mothers and families do not get enough support to be able to send the children to kinder-garden, somewhere specialised where little ones can grow up, feel good, in harmony and kindness. And society should be ashamed of this, because today more than ever we need education, good manners, civic education and many other beautiful things for children. But children today are still neglected, they are not the focus of adult attention. Adults only think about themselves. They don't think that children will be the administrators of tomorrow, the heads who will govern the city and the nation. This is an aspect very overlooked by adults. And if we think about it, there are professionals who take care of children, but they cost too much money and not all children can go there. Today, pay a kindergarten fee costs as much as the installment of the home loan: too high an expense, which is not sustainable for everyone. But we all need well-behaved, educated and trained children. We all need it.
I don't complain because I don't have children. Just look at my family, made up of people who didn't get married and had no children: only few have done so. In my family, for example, only my sister had children. My sister and one brother, the other brother and I don't, That's how it went. I have so many cousins who didn't get married and who don't have kids. For us it was not a priority to have children. For us, the priority has always been that of being independent, to work and to be free and enjoy life. To do what we liked, in short."

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