Da bambina, vivendo a Cagliari e avendo mia madre originaria di Sassari, ho avuto un contatto molto particolare con il sassarese. Mia madre, infatti, conversava spesso al telefono con mia nonna che abitava a Sassari, e io bimba di 3/4 anni molto curiosa, mi avvicinavo per ascoltare. Per mantenere segrete quelle conversazioni mia madre passava al sassarese quando mi sentiva avvicinare e diceva alla nonna “qui ci sono orecchie piccole”.
Era il segnale, sapevo che da quel momento in poi l’italiano sarebbe scomparso dalla conversazione.
Il risultato inconsapevole di quegli ascolti è stato che ho imparato a capire il sassarese, ogni parola e ogni sfumatura. Ma pur potendolo comprendere, non ho mai avuto l’opportunità di esprimermi in lingua.
E ancora adesso quando si tratta di parlare, ecco che la lingua mi sfugge, come se non mi appartenesse del tutto. Non so dare voce a quelle parole che pure risuonano familiari al mio orecchio.
Per la variante campidanese di Cagliari dove vivo, la storia è un po’ diversa. Mi è altrettanto familiare all’ascolto ma, come per il sassarese, parlare è un’altra questione. Non ho mai trovato una naturale occasione di fare pratica, di viverlo quotidianamente in modo attivo e proprio per questo mi comporto come fosse una lingua straniera. Capisco ma rispondo in italiano.
Mi spiace davvero tanto non riuscire a parlare fluentemente le lingue della mia terra, sarebbe un legame più intimo e profondo con le mie radici.
Ma resiste un profondo senso di rispetto per la lingua, quasi un timore reverenziale all’idea di “pasticciarla” inventando qualche parola sconosciuta anziché onorarne l’autenticità.
Per questo motivo scelgo di ascoltare e comprendere, immaginando che in futuro io possa trovare la chiave per sbloccare anche la parte attiva di questo patrimonio linguistico che sento vicino e allo stesso tempo inaccessibile.

Certamente, riflettendo sul valore della lingua materna, si evidenzia un aspetto intrinsecamente legato all’identità e all’espressione dei sentimenti più intimi. Quando parliamo la nostra lingua materna non esprimiamo solamente concetti: trasmettiamo una parte di noi stessi, della nostra storia e delle nostre emozioni. È come se ogni parola racchiudesse non solo significati ma anche ricordi e sentimenti.
Conoscere a fondo la propria lingua madre permette veramente di entrare in una sorta di dialogo silenzioso con l’anima di una persona. Ci sono sfumature, modi di dire, espressioni che solo attraverso quella lingua possono essere comprese nella loro interezza, perché sono nate lì, da vissuti profondi e sedimentati nel tempo.
Avere la capacità di padroneggiare la lingua è quindi un dono prezioso: ci connette agli altri su un livello più profondo, permettendoci di condividere aspetti della nostra personalità che in un’altra lingua potrebbero rimanere invisibili o inespressi. Le lingue madri sono come chiavi che aprono porte sull’intimità emotiva, permettendo una comunicazione piena e autentica che va dritta al cuore di chi ascolta e di chi parla.
Il riconoscimento dell’importanza della lingua madre si estende anche in ambiti educativi, come nella fase prescolare, dove i bambini sono particolarmente ricettivi e si trovano nella fase critica dell’acquisizione linguistica.
In un contesto educativo come la scuola materna, le maestre si rivolgono in lingua ai bambini piccoli che così hanno la grande opportunità di crescere bilingui fin da subito. Questa esperienza si è svolta a Cagliari, in un ambiente urbano in cui la lingua sarda potrebbe rischiare di essere meno presente, e testimonia una volontà attiva di preservare e sostenere la lingua.
L’immersione precoce non solo ne facilita l’apprendimento a lungo termine ma può rafforzare il legame della nuova generazione con il proprio patrimonio culturale. Imparare a comunicare nella lingua locale contribuisce a radicare fin dalla tenera età un senso di appartenenza e di identità culturale.
La presenza della lingua sarda in contesti educativi precoci può avere ripercussioni positive anche a lungo termine sulla diversità linguistica della Sardegna, promuovendo un multilinguismo autentico e attestando un rinnovato interesse e valutazione verso la lingua e la cultura locali.
Il progetto Annotu, con la sua attività di raccolta di testimonianze audiovisive sull’essere genitori o sulla scelta di non esserlo, espresse nella lingua materna di chi partecipa, riveste un significato importante circa l’uso della lingua sarda nella sfera pubblica. Va oltre la semplice comunicazione familiare, sottolineando che la lingua materna dovrebbe trovare spazio e riconoscimento in tutti gli ambiti della vita sociale: dalle scuole agli uffici, dalle riunioni pubbliche alle discussioni della politica in ambito comunale e regionale.
Annotu, che in lingua sarda significa ‘archivio, annotazione’, simboleggia così l’atto di conservare non soltanto le parole ma anche i sentimenti, le identità e le storie che quelle parole trasmettono. È un invito a riscoprire la lingua sarda nelle sue varie forme e a valorizzarla come strumento di comunicazione, ricco di potenziale emotivo e culturale, che lega le persone alla loro terra e alle loro radici in maniera viscerale.
Promuovendo l’uso pubblico della lingua sarda, Annotu diventa parte attiva di un movimento culturale più ampio che mira alla riappropriazione e alla valorizzazione delle lingue minoritarie, sia come mezzo di espressione autentica della comunità che come segno di un patrimonio vivo e dinamico. Contribuisce a ispirare un dialogo intergenerazionale e a costruire un ponte tra il passato, il presente e il futuro della cultura sarda.
Il progetto Annotu non si limita soltanto a creare un archivio audiovisivo di esperienze personali legate alla genitorialità ma rappresenta anche un manifesto sull’importanza della lingua come veicolo di condivisione pubblica, identitaria e comunitaria, invitando a un riconoscimento più ampio dell’uso della lingua materna in ogni contesto della vita quotidiana.

Il progetto Annotu, attingendo alle sue radici audiovisive, intende diventare uno strumento dinamico e accessibile a un pubblico più vasto. La sua diffusione attraverso i canali radiofonici e televisivi regionali e anche nazionali, sarà fondamentale per raggiungere una platea diversificata, spingendo ulteriormente la coscienza e la valorizzazione della lingua sarda.
La pubblicazione di contenuti derivanti dal progetto Annotu su riviste dedicate alla lingua e alla cultura sarda, specialmente quelle che già pubblicano articoli in lingua, diventa un passo naturale nell’ampliare la sua influenza. Ciò fornirà ulteriore slancio al progetto, dando alla lingua sarda ulteriore visibilità e rafforzando la sua presenza nel discorso culturale contemporaneo.
Inoltre, la presenza del progetto su piattaforme multimediali non solo favorisce la preservazione del patrimonio linguistico ma sottolinea anche l’importanza di documentare le moderne manifestazioni della lingua sarda.
Il progetto Annotu, diventando parte integrante della ricerca di Lunàdigas, aggiunge un nuovo strato di profondità all’indagine sulla genitorialità, portando alla luce le sfumature introdotte dal linguaggio e dall’espressione culturale all’interno di un contesto tanto intimo quanto universale.
Annotu rappresenta una preziosa integrazione al più ampio progetto Lunàdigas, il cui nome affonda le proprie radici nella lingua sarda. Lunàdigas, riferito agli animali, in particolare alle pecore che occasionalmente non figliano, incarna già nella sua essenza un legame intrinseco con la cultura e il linguaggio sardo.
Sebbene Lunàdigas operi su scala nazionale e internazionale, Annotu vi si associa perfettamente, rappresentando un naturale ampliamento del progetto principale. Con Annotu ci si immerge ancor più profondamente nel contesto specifico sardo, celebrando e valorizzando la lingua che non solo dà il nome a Lunàdigas ma che rappresenta anche un aspetto fondamentale dell’identità culturale.
Si crea così un dialogo aggiuntivo tra il progetto e la comunità che parla la lingua sarda, rinforzandone il senso di appartenenza e di identità. In questo modo, la coesione tra lingua sarda e ricerca condotta da Lunàdigas si rafforza: il progetto si consolida e si approfondisce, riportando al centro la lingua madre e permettendo una più autentica e diretta espressione degli aspetti legati alla cultura e all’essenza dell’essere sardi.

Attraverso il prisma della lingua materna, emerge una visione estensiva e inclusiva che ambisce ad abbracciare la diversità linguistica, non solo in Sardegna ma anche a livello nazionale e internazionale.
Il progetto Annotu rappresenta dunque uno sviluppo naturale di Lunàdigas: un invito a dare voce a quella moltitudine di sfumature culturali che si esprimono nelle varie lingue materne. È un passo verso una maggiore comprensione e valorizzazione delle diverse identità linguistiche. Attraverso questa iniziativa, si stimola un dialogo interculturale che innalza ogni lingua materna da semplice strumento comunicativo a custode di storie, emozioni e valori culturali.
Affrontare temi importanti come la maternità e la paternità è un modo per toccare l’essenza stessa delle esperienze umane, per permettere a quelle esperienze di risuonare nel modo più autentico. Questa apertura a tutte le lingue pone l’accento sull’importanza di comprendere e interpretare le prospettive individuali in modi che forse sarebbero inaccessibili attraverso una lingua franca.
In sintesi, l’obiettivo è ampliare la portata di Lunàdigas, sottolineando che qualsiasi lingua materna ha il diritto di trovare spazio e comprensione pubblica. La ricchezza e la complessità di ogni lingua aggiungono profondità ai discorsi su argomenti significativi, permettendo di esplorare l’umanità in tutta la sua diversità.

La conclusione di questo discorso si trova nel riconoscimento che il progetto Annotu, insieme a Lunàdigas, celebra e rivendica non solo la lingua sarda ma tutte le lingue materne come elementi vitali dell’espressione umana. Con Annotu, la genitorialità viene indagata attraverso il filtro delle diverse identità linguistiche, che arricchiscono e danno nuove sfumature ai racconti personali.
I progetti valorizzano ciascuna lingua materna come un patrimonio inestimabile di sentimenti, tradizioni e saperi, aprendo le porte a una comprensione più intima e profonda dell’esperienza umana. In questa celebrazione della diversità linguistica, Lunàdigas si conferma un progetto in continua espansione, che accoglie la molteplicità dei modi di vivere e di esprimere le realtà più intime.
L’idea di Annotu è quindi un invito a proseguire e intensificare gli sforzi per la conservazione delle lingue materne, attraverso la promozione di conversazioni significative in tutti gli ambiti della vita. Questo è un modo per onorare il passato, arricchire il presente e investire in un futuro in cui la diversità linguistica e culturale sia pienamente riconosciuta, sostenuta e celebrata.

Marilisa Piga

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